La concimazione autunnale post-raccolta di vite e frutticole
Per superare il riposo invernale, è importante scegliere il giusto fertilizzante per la concimazione autunnale e soprattutto applicarlo nel momento giusto. Ecco alcuni consigli pratici.
Concimare vite e frutteti in autunno
Dopo la raccolta, spesso si tende a dedicare meno attenzione agli impianti, dimenticandosi che le piante necessitano di riserve per affrontare al meglio il periodo successivo. Queste sono importanti per:
- raggiungere rese elevate anche nell’anno successivo;
- superare al meglio l’inverno;
- avere le energie necessarie per sostenere la prima parte di sviluppo primaverile.
Nella maggior parte dei casi, come per la vite e il nocciolo, esiste una naturale predisposizione all’accumulo di riserve nel periodo autunnale. Infatti, i mesi tra settembre e novembre si caratterizzano per un’elevatissima attività radicale che serve ad incrementare le riserve negli organi perenni.
Mediamente, dopo la raccolta, le asportazioni di fosforo e potassio si variano dal 10 al 15% del fabbisogno annuale, mentre quelle di azoto possono arrivare fino al 25%.
La scelta del momento giusto per concimare in autunno
Riguardo fosforo, potassio, calcio e magnesio, gli apporti al suolo in fase autunnale hanno una doppia funzione:
- apportare nutrienti solubili disponibili per la pianta;
- arricchire il franco di coltivazione per la primavera successiva. In questo caso, il dilavamento è ridotto al minimo poiché i nutrienti vengono assorbiti grazie alla capacità di scambio cationico del suolo (CSC).
In caso di suoli con bassa CSC, a causa di basso tenore di sostanza organica o elevata percentuale di sabbia, è consigliato l’impiego Polysulphate®, minerale multicationico a base di potassio, magnesio, calcio e zolfo. Grazie alla sua lenta ma totale solubilità, i nutrienti rilasciati non vengono dilavati durante l’inverno.
Una gestione differente deve invece essere adottata per l’azoto. Per evitare il dilavamento invernale, si consiglia l’impiego di forme a pronta cessione che forniscono il giusto quantitativo assorbito dalla pianta, prima della caduta foglie. Se si opera con interventi fertirrigui, è suggerito l’impiego prevalente della forma nitrica in quanto più veloce.
Apporti azotati con rilasci prolungati potrebbero provocare rigoglio vegetativo tardivo con conseguente scarsa lignificazione dei tessuti e maggiore suscettibilità al freddo invernale.
Per un apporto ottimale di nutrienti, è consigliato l’impiego dei formulati granulari della gamma di concimi granulari a base di Polysulphate PLUS®, miscele calibrate con elevata concentrazione di Polysulphate®, ideali per un apporto di azoto a pronta cessione, di fosforo a rapida solubilità e di potassio, magnesio, calcio e zolfo a basso indice salino e resistenti al dilavamento.
Titolazione e dosaggio di applicazione vanno individuati sulla base della cultivar. Per consulenze specifiche, contatta un esperto ICL.
La concimazione autunnale: i vantaggi
Una corretta nutrizione autunnale favorisce:
- una miglior lignificazione;
- una maggior resistenza al freddo;
- provoca lo stoccaggio di linfa più concentrata, elemento chiave per supportare la pianta anche in caso di gelate primaverili.
Moltissime specie supportano tutte le prime fasi fenologiche di sviluppo grazie alle riserve. In uscita dall’inverno, l’attività radicale è molto limitata e l’assenza di apparato fogliare non consente la traspirazione, impedendo alla pianta di assorbire acqua e nutrienti dal terreno.
La concimazione autunnale sulla vite e frutteti
Di seguito vengono riportati 3 esempi concreti:
- Drupacee: l’intera rottura gemme, fioritura, allegagione, moltiplicazione cellulare e prime fasi di ingrossamento frutto avviene esclusivamente a carico delle riserve, in particolare per albicocco e pesco. È noto, infatti, che piante concimate in post-raccolta evidenziano pezzature dei frutti maggiori in primavera rispetto a piante con scarse riserve.
- Vite: dalla rottura gemme fino ad uno sviluppo dei germogli di 15 cm circa, il sostentamento della pianta è quasi ed esclusivamente a carico delle riserve. Anche microcarenze (ad esempio la clorosi ferrica primaverile) sono molto più accentuate in piante non concimate in post-raccolta con tali nutrienti.
- Pomacee: grazie all’impiego di sonde nel terreno è stato possibile studiare l’assorbimento radicale; è stata evidenziata attività molto ridotta fino alla fase di foglie a rosetta. Anche in questo caso la concimazione autunnale consente di sostenere al meglio la fioritura e l’allegagione, riducendo la cascola fisiologica specialmente sul pero.