La nutrizione della vite da vino in primavera: strategie e consigli
Le abbondanti piogge invernali e primaverili hanno causato gravi squilibri nel suolo dei vigneti italiani, riducendo ossigeno e nutrienti essenziali.
La situazione attuale
Le abbondanti precipitazioni registrate in inverno e primavera in molti areali viticoli italiani hanno modificato le condizioni chimico-fisiche del suolo, ostacolando il corretto equilibrio suolo-acqua-pianta. In particolare, i terreni argillosi, poco drenanti o con scarsa pendenza hanno subito gli effetti più gravi dell’asfissia radicale.
Le principali problematiche includono:
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Perdita di nutrienti (leaching): anioni e cationi vengono dilavati a causa del superamento della capacità di campo.
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Compattamento del suolo: aggravato dal passaggio di macchinari su terreni non in tempera.
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Riduzione dell’ossigeno disponibile: compromette la respirazione radicale e favorisce lo sviluppo di microrganismi patogeni.
Effetti della pioggia
I principali effetti sono:
- Leaching dei nutrienti: il superamento della capacità idrica di campo porta a perdite per percolazione, specialmente di anioni come nitrati e solfati, ma anche di cationi (calcio, magnesio, potassio), soprattutto nei casi in cui la CSC sia bassa.
- Compattamento e perdita di struttura: tale fenomeno viene accentuato con l’entrata in campo di macchine operatrici che operano con terreni non in tempera.
- Riduzione dell’ossigeno: l’acqua, occupando il posto dell’aria nella porosità del suolo, riduce drasticamente la disponibilità di ossigeno, fondamentale per una corretta sopravvivenza e attività radicale.
Effetti su suolo e pianta
La tolleranza all’asfissia radicale varia in funzione della specie e del portinnesto, tuttavia vi sono alcuni processi comuni, tra cui:
- Riduzione della respirazione nelle piante: in condizioni normali (normossia), l’energia della pianta (ATP) viene prodotta tramite fosforilazione ossidativa, mentre in assenza di ossigeno (anossia) viene prodotta in quantità molto minore esclusivamente tramite glicolisi.
- Chiusura stomi, riduzione della fotosintesi, abscissione dei frutti, emissione di radici avventizie e morte del capillizio, squilibri ormonali: ogni pianta per sopravvivere mette in atto una serie di processi, tuttavia, per alcune specie sono sufficienti 24-48 ore di anossia per provocarne danni irreparabili.
- Squilibri nella disponibilità dei nutrienti: è facile incorrere in processi di denitrificazione, riduzione di microelementi come ferro e manganese, lisciviazione.
- Aumento delle clorosi: elevata quantità di acqua, unita a poco ossigeno e buona disponibilità di CO2, può formare acido carbonico, incrementando la solubilità dei carbonati di calcio, con liberazione di calcio e bicarbonati.
- Decomposizione anaerobica della sostanza organica: in assenza di ossigeno vengono rilasciati composti tossici per la radice quali etilene, acido acetico, acidi fenolici o acido solfidrico.
- Selezione dei microrganismi patogeni: l’anossia può provocare la morte di funghi e batteri aerobici e favorire l’instaurarsi di funghi patogeni, quali Fusarium, Phitophthora, Pythium, Rhizoctonia e Armillaria.
Come intervenire
Tramite il suolo e sulla radice
Le fasi che vanno dalla ripresa vegetativa alla fioritura rappresentano i momenti più importanti nel ciclo colturale della vite. È infatti fondamentale arrivare in fioritura evitando carenze di microelementi e squilibri vegetativi che possono compromettere gravemente la produzione.
Al fine di mitigare i danni provocati da eccesso idrico è necessario intervenire su diversi fronti, considerando sia il suolo che la pianta.
Per quel che concerne il suolo e la radice si suggerisce di:
- Intervenire con arieggiatore appena il terreno si presenta in tempera.
- Inoculare microrganismi benefici in fertirrigazione, come ad esempio Trichoderma spp.
- Acidificare la soluzione nutritiva erogata in fertirrigazione al fine di abbattere parte dei bicarbonati nella cipolla di bagnatura. In tal caso ICL suggerisce l’impiego di Nova PeKacid® (0,8-1,5 g/L a seconda della durezza dell’acqua). Grazie all’elevato potere acidificante ed al contenuto in fosforo favorisce l’attività radicale e previene la comparsa di clorosi, oltre a sciogliere il calcare accumulato nei gocciolatori prevenendone l’ostruzione. Si consiglia poi di proseguire le fertirrigazioni con i prodotti della linea NovAcid®, idrosolubili NPK ad elevato potere acidificante, con microelementi chelati.
- Apportare microelementi e stimolanti radicali: in questo caso si suggerisce l’impiego in fertirrigazione di NutriLiquid® Barkoret, fertilizzante liquido a base di microelementi chelati ad elevata stabilità, grazie alla presenza dei chelanti EDTA ed EDDHSA.
- Prediligere l’impiego di concimi granulari a cessione controllata della linea Agromaster® al fine di evitare picchi di salinità e perdite di azoto per dilavamento, volatilizzazione e denitrificazione.
Con la concimazione fogliare
Per quanto riguarda la chioma, è consigliato apportare nutrienti specifici per via fogliare: quando l’attività radicale è ridotta, l’integrazione fogliare risulta estremamente utile e consente di risolvere carenze in modo veloce. Chiaramente l’attività è temporanea ed è necessario ripristinare al più presto la funzione radicale. Per questo impiego, ICL suggerisce:
- Agroleaf® Power, concimi fogliari NPK ad elevata tecnologia in grado di penetrare nella pianta in poche ore e stimolare i processi fisiologici grazie alle componenti ad azione fisio-nutrizionale quali microelementi chelati, silicio, chitosano e fisioattivatori in grado di velocizzare la ripresa della pianta a seguito di stress.
- Per intervenire in modo specifico sulle microcarenze si suggerisce l’impiego di Micromax®, specifico mix di microelementi con più agenti chelanti, efficace già a basso dosaggio (0,5-1 kg/ha).
Le Indicazioni sono di carattere generale da modulare in base alla fertilità del terreno, allo sviluppo vegeto-produttivo e alla potenziale resa. Per interventi specifici, comparsa di carenze e/o soluzioni applicative diverse, consultare l’esperto ICL di zona o di riferimento.