La gestione degli olivi secolari

Gli olivi secolari sono anche chiamati "piante monumentali" e devono essere gestiti e protetti con specifiche tecniche. Una gestione errata potrebbe portare ad una perdita parziale, o addirittura totale, del valore ornamentale, oltre che la capacità di ridurre l'erosione del suolo.

Marzo 3, 2025
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    Olivi secolari: un viaggio nella storia, tradizione e natura del Mediterraneo

    L’ulivo è una pianta straordinaria, longeva e simbolica, che testimonia storie e tradizioni.

    Gli olivi secolari rappresentano una componente fondamentale del paesaggio agricolo e culturale del bacino Mediterraneo.

    Questi alberi, con la loro robustezza e longevità, forniscono olive e olio oltre che un ruolo ecologico significativo. Contribuiscono alla biodiversità, alla conservazione del suolo e alla mitigazione del cambiamento climatico.

    Dal punto di vista ecologico rappresentano un habitat per centinaia di specie animali e vegetali e, grazie alla loro architettura, creano un microhabitat favorevole per insetti, uccelli e piccoli mammiferi. Il fatto che esistano piante erbacee e arbustive sotto gli olivi aumenta la biodiversità locale, contribuendo ad un ecosistema equilibrato.

    Le radici profonde aiutano a mantenere la stabilità del suolo, prevenendo il fenomeno erosivo, soprattutto in presenza di terreni acclivi.

    La copertura arborea svolge anche un ruolo fondamentale nella tutela del suolo dall’impatto diretto di precipitazioni, riducendo il rischio di ruscellamento superficiale e promuovendo l’infiltrazione dell’acqua.

    Oltre questo, le chiome ampie fungono da importante spettro fotosintetico contribuendo alla mitigazione dei cambiamenti climatici attraverso la cattura del carbonio atmosferico.

    Tra i benefici troviamo il miglioramento della salute del suolo, l’aumento della produttività e la sostenibilità degli agroecosistemi.

    Alla luce delle nuove frontiere dell’olivicoltura moderna è importante una gestione mirata e razionale di queste colture, che sono entità importanti, sia in termini di superfici investite sia per il loro potenziale produttivo non indifferente. Bisogna quindi migliorare e integrare le competenze di professionisti dedicati alla potatura in olivo, settore attualmente carenze che non permette di valorizzare un patrimonio con una tale importanza.

    Il mantenimento e la valorizzazione delle piante di olivo monumentali comportano diverse problematiche sociali, soprattutto quando queste piante sono numberose e ben integrate in contesti dove la loro funzione produttiva è significativa.

     

    Vegetazione e produzione

    La conoscenza delle rispettive esigenze di produttori e olivi è indispensabile per garantire la soddisfazione di ambedue le parti. L’obiettivo dei produttori è massimizzare i profitti con costi minimi. L’olivo invece ha molte esigenze legate alla sua anatomia, morfologia e fisiologia, che implicano l’adozione di corrette decisioni agronomiche.

    Esempio di olivo secolare che sembra una scultura, tra Monopoli a Ostuni.

    Esempio di olivo secolare

    Nell’olivo sono molto importanti gli equilibri tra attività vegetativa e produttiva. Genericamente si può dire che, quando l’attività vegetativa è forte quella riproduttiva è limitata, e viceversa. La condizione di equilibrio rappresenta l’obiettivo principale della potatura di piante mature, per cui la pianta riesca a svolgere correttamente entrambe.

    Le pratiche agronomiche dovrebbero tendere a stabilizzare quanto più possibile una situazione di equilibrio tra attività vegetativa e produttiva, così da non costringere la coltura a un costante aggiustamento della crescita, che tuttavia risulta molto dispendioso dal punto di vista energetico.

     

    Quali sono le pratiche da evitare?

    La capitozzatura o “acefalìa”, ovvero la soppressione della porzione superiore di chioma diffusa in olivicoltura, rappresenta un intervento distruttivo per l’equilibrio ormonale ed energetico dell’albero. Va quindi assolutamente evitato, oppure praticato solo in caso di emergenza (ad esempio come tecnica per il recupero di piante danneggiate dal gelo).

     

    Come potare gli olivi secolari

    L’aspetto esteriore dell’olivo secolare riflette la sua salute generale e la sua capacità di rispondere agli interventi di potatura. Negli alberi in stato di deperimento, la crescita è rallentata, con la vegetazione concentrata nelle parti superiori della chioma. In questi casi, si osserva l’assenza di polloni e succhioni, e la corteccia appare liscia, senza scaglie.

    La reazione a eventuali danni è limitata, e spesso è necessario un intervento di potatura più incisivo per stimolare un minimo di vigore vegetativo, pur provocando uno squilibrio nel rapporto tra chioma e radici.

    Al contrario, negli alberi vigorosi i segnali sono opposti: gli interventi devono essere contenuti per evitare di esaltare ulteriormente il vigore vegetativo. La potatura influisce anche sul grado di penetrazione della luce nelle zone interne e inferiori della chioma, in modo proporzionale all’intensità dell’intervento.

    Un aumento dell’attività vegetativa e/o l’apertura di gemme latenti può essere stimolato da interventi significativi che modificano il rapporto chioma/radici, ma anche dalla maggiore quantità di luce e calore che raggiunge aree precedentemente ombreggiate.

    Negli alberi ornamentali secolari di dimensioni maggiori, l’obiettivo di trasferire lo sviluppo della chioma dalla parte superiore a quella inferiore può essere raggiunto anche con interventi successivi.

     

    Valorizzazione, tutela e sostenibilità

    Sostenibilità ambientale in oliveto storico con alberi secolari significa tutelare il paesaggio attraverso:

    • il ripristino dei terrazzamenti o dei muretti a secco, laddove queste infrastrutture custodiscono una forte identità locale e rappresentano una memoria storica;
    • l’introduzione dei suddetti, nuovi modelli di coltivazione che rappresentano una evoluzione per l’aspetto paesaggistico;
    • salvaguardia, manutenzione e valorizzazione di olivi secolari ovunque reperibili. Molto spesso sono delle varietà antiche, talvolta relitti di antiche varietà, talvolta esemplari unici di genotipi sconosciuti.

    Conservare le piante in buona salute, curandone anche l’aspetto, è un imperativo nella prospettiva di una loro valorizzazione. Mantenere forma e portamento è quindi importante per conservare l’albero sano, sicuro e di gradevole aspetto.

    Anche dal punto di vista estetico, un albero privato della sua forma naturale non è più lo stesso albero: una pianta che perde la sua forma tipica perde anche il suo valore estetico e quindi economico.

    Gli alberi di ulivo secolari - Frantoio San Martino

    Gli alberi di ulivo secolari – Frantoio San Martino

    L’olivo secolare, quindi, deve essere gestito e protetto con tecniche specifiche, pena il rischio di una perdita parziale o totale del valore ornamentale, così come recentemente avvenuto per l’olivastro secolare di Cugliieri (Orvieto) andato distrutto in un recente incendio (Alfei e Pannelli, 2023).

    Un oliveto ecosostenibile pertanto non è, come a molti sembra, un oliveto in cui c’è poco o nulla da fare; qui, al contrario, la tecnologia, la conoscenza e l’innovazione sono fondamentali. Prima o poi, il beneficio collettivo di condurre una coltura in modo ecosostenibile sarà riconosciuto come valore economico da aggiungere al valore del prodotto per la determinazione del prezzo di vendita (Cipriani, 2016).

    Sequestro di carbonio: un valore aggiunto Il sequestro di carbonio (CO2) negli oliveti, specialmente quelli secolari, rappresenta un aspetto cruciale per la sostenibilità ambientale e per la mitigazione del riscaldamento globale.

    L’olivo è una specie longeva con un ciclo vitale esteso, un aspetto che gli conferisce un alto potenziale di assorbimento della CO2 atmosferica rispetto ad altre colture agrarie. La CO2 viene sequestrata attraverso il processo di fotosintesi e accumulata nelle radici e nelle parti aeree della pianta che nelle radici. Gli studi sottolineano che circa un terzo del carbonio accumulato si concentra nelle radici, che fungono da carbon sink.

     

    Un patrimonio genetico da preservare e valorizzare

    L’Italia possiede un ricco patrimonio di varietà locali e piante monumentali di olivo, che costituiscono una risorsa di grande interesse per l’agricoltura, l’ambiente, l’alimentazione e la cultura nazionale, contribuendo a definire la tipicità e l’immagine dell’olio prodotto. Queste risorse rappresentano un immenso valore da salvaguardare anche per lo sviluppo dell’olivicoltura italiana.

    L’impegno per il recupero, la conservazione e la valorizzazione del germoplasma autoctono, insieme a esemplari significativi, potrebbe non solo incentivare lo sviluppo di aree marginali, ma anche svolgere una funzione cruciale nella tutela della biodiversità e degli ecosistemi specifici di determinate zone, dove l’olivo gioca un ruolo essenziale nella protezione dell’equilibrio idrogeologico e nella caratterizzazione del paesaggio.

    Ogni futuro progetto di sviluppo per l’olivicoltura nazionale dovrebbe innanzitutto concentrarsi sulla valorizzazione del patrimonio varietale tradizionale, sia in campo che in frantoio, insieme ai suoi migliori esemplari.

    Il ricco patrimonio genetico e strutturale dell’olivicoltura italiana dovrebbe essere valorizzato, attento agli aspetti sociali e culturali del settore, trasformando dal elemento di arretrezza in un punto di forza per l’evoluzione di un’olivicoltura moderna.

    Questa dovrebbe rispondere non solo alle necessità di intensificazione e meccanizzazione della coltura, ma anche fondarsi sulla millenaria tradizione olivicola italiana, testimoniata dalla presenza di esemplari monumentali, reperti archeologici, impianti idraulico-agri storici e una tradizione gastronomica che considera l’olio un elemento fondamentale.

    Molti produttori italiani promuovono i loro prodotti mettendo in evidenza il loro elevato valore intrinseco, ma trascurano di raccontare la loro storia, un aspetto che i moderni consumatori desiderano conoscere e ricordare. Spesso i produttori non comunicano in questi termini, ritenendo che ciò possa risultare poco professionale, quando in realtà i consumatori sono attratti dalla “narrazione”, dall’ “avventura” e dal “divertimento”.

    Molti consumatori non sono sufficientemente informati sulle regioni olivicole italiane e sul loro legame con la cultura, il cibo e l’olio. Risulta complicato promuovere un prodotto che il consumatore non riconosce o non conosce, a meno che non venga raccontata una storia che crei un legame emotivo.