La concimazione del carciofo

Coltivare il carciofo diventa semplice se si seguono determinati consigli. In questa guida troverai tutto ciò che ti serve sapere per crescere il "re dell'orto"!

Giugno 19, 2024
8 min
Andrea Ghirotti | Agronomo ICL Italia Agricoltura

La concimazione del carciofo

Il Cynara Cardunculus Scolymus, noto come “re dell’orto” o più semplicemente carciofo, è una pianta della famiglia delle Compositae, genere Cynara, utilizzata come alimento fin dai tempi degli Egizi e successivamente dai Greci e Romani. Di origine mediterranea, predilige climi caldi con inverni miti, e si sviluppa al meglio in un intervallo termico tra 0 e 25 °C, con una soglia ottimale tra 10 e 15 °C.

L’Italia è il principale produttore dell’Unione Europea, con aree di coltivazione in Sicilia, Sardegna, Puglia, Lazio, Campania e Toscana e circa 90 varietà diverse, tra cui il carciofo spinoso di Sardegna, il Catanese di Sicilia e il Tondo Laziale. La produzione commerciale è destinata prevalentemente al consumo fresco, ai prodotti di quarta e quinta gamma, e all’industria conserviera e dei surgelati.

 

Le caratteristiche del carciofo

Il carciofo è rinomato per le sue virtù salutari, dovute alla cinarina, un composto aromatico dal sapore amaro, benefico per il fegato e la secrezione biliare, che favorisce anche la diuresi e l’eliminazione delle tossine. È ricco di minerali, in particolare potassio, vitamine, polifenoli come l’acido clorogenico, che ha proprietà antiossidanti e benefiche per il sistema cardiovascolare, e fibre che favoriscono la regolarità intestinale.

Questa pianta erbacea robusta e perenne ha un ciclo naturale che si sviluppa in autunno-inverno, periodo di bassa domanda evapotraspirativa e piogge abbondanti. La produzione precoce viene ottenuta tramite una pratica chiamata “forzatura”, utilizzata soprattutto nelle regioni del Sud. La carciofaia produce dopo circa 90 giorni dal risveglio precoce (luglio) o 120-140 giorni dal risveglio naturale (settembre).

Lo sviluppo del carciofo è caratterizzato da due fasi principali: una prima fase, che avviene circa due mesi dopo il risveglio, in cui avviene il passaggio dalla fase vegetativa a quella riproduttiva, e una seconda fase al momento della fruttificazione, con la crescita dei fusti principali, dei carducci e l’emissione dei capolini.

Il carciofo si adatta a vari tipi di terreno, pur preferendo suoli profondi, ricchi di fertilità naturale e ben aerati. Ha un apparato radicale forte ma è sensibile ai marciumi; pertanto, è importante che il terreno sia ricco di sostanza organica, ben drenato e non troppo argilloso, calcareo o sabbioso.

Prima dell’impianto, è utile lavorare il terreno con ammendanti ricchi di sostanza organica e umica per creare una riserva di nutrienti. Nel primo anno, è possibile ridurre la concimazione azotata, ma bisogna garantire riserve di azoto sufficienti per sostenere la fase produttiva.

L’aggiunta di sostanza organica umificata nel terreno migliora la disponibilità dei nutrienti e mantiene elevata l’attività microbiologica, favorendo così l’assorbimento dei nutrienti da parte della pianta.

 

Asportazioni colturali del carciofo

Il carciofo ha asportazioni NPK in rapporto medio di 2,5-1-3,5. Seppure la pianta risulti abbastanza rustica, per una buona produzione di capolini richiede ingenti quantità di elementi nutritivi.

  • Elevate asportazioni di fosforo: nelle fasi di sviluppo post-trapianto e durante la formazione dei capolini, i picchi di assorbimento di azoto e potassio coincidono con la differenziazione dell’apice caulinare e nella fase di maggior produzione dei capolini stessi.
  • Utilizzo del sodio al posto del potassio: nei terreni con elevata salinità (sud Italia), non è raro che le asportazioni di sodio raggiungano i 150 kg/ha all’anno.
  • Importanza del boro: in caso di carenza si possono verificare imbrunimenti della parte centrale dello stelo in prossimità del capolino.

Per saperne di più, scarica il piano di concimazione per il carciofo!

 

Concimazione del carciofo: ecco come fare

Gli obiettivi della concimazione del carciofo devono essere di migliorare i parametri qualitativi e prevenire le fisiopatie quali l’atrofia dei capolini, stress termico e salino. Inoltre, avere un incremento di resa in termini di numero e peso dei capolini, oltre ad uno sviluppo equilibrato dei nuovi impianti messi a dimora.

 

Le fasi di crescita del carciofo

 

Le fasi di crescita si dividono in:

In caso di elevata salinità e/o terreni poveri di sostanza organica si consiglia l’impiego di Nutri Liquid Perfect Fit Pro-Bio alla dose di 15-20 L/ha a settimana per stimolare l’attività radicale e migliorare l’efficienza dei nutrienti distribuiti in fertirrigazione.

In caso di terreni con elevata percentuale di sabbia o scheletro, si consiglia l’impiego di H2Flo per migliorare la ritenzione idrica del substrato e la distribuzione di acqua e nutrienti nel franco di coltivazione, secondo il seguente schema di utilizzo:

  • Post-trapianto: 2,5 L/ha
  • Dopo 30 giorni: 2 L/ha
  • Dopo 30 giorni: 1,5 L/ha

In caso di acqua e terreno salini si consiglia di effettuare irrigazioni frequenti mantenendo costante l’umidità del suolo, con volumi leggermente abbondanti rispetto all’evapotraspirato, in modo da creare un leggero leaching.

 

Quando si piantano i carciofi?

Dipende, perché ci sono diversi metodi per coltivare i carciofi. Si possono seminare in semenzaio tra febbraio e marzo, per poi trapiantare le piantine nell’orto ad aprile o maggio. In alternativa, è possibile seminarli direttamente in orto tra aprile e maggio.

Il modo più semplice per iniziare a coltivare i carciofi è mettere a dimora le piantine con pane di terra acquistate in vivaio, tra aprile e maggio.

Sia che tu scelga di seminare o di trapiantare, è importante mantenere una distanza minima di 1 metro tra le piante nella stessa fila e tra le file. Il carciofo cresce molto e può vivere nella carciofaia per diversi anni, quindi ha bisogno di spazio per svilupparsi al meglio.

Infine, puoi mettere a dimora i carducci e gli ovoli ottenuti rispettivamente dalla scarducciatura e dalla dicioccatura dei carciofi (di cui parleremo presto).

Utilizzando carducci e ovoli, puoi riprodurre le piante di carciofo a partire da porzioni di piante della stessa carciofaia, per espanderla, o da piante provenienti da altre carciofaie.

Gli ovoli vanno interrati tra luglio e agosto; è consigliabile farli germogliare in semenzaio prima della messa a dimora. I carducci, invece, devono essere trapiantati da metà febbraio a metà aprile oppure da metà settembre fino a tutto ottobre.

 

Come coltivare i carciofi

Il carciofo ha bisogno di acqua non solo dopo la semina o il trapianto di piantine, ovoli e carducci. Infatti, vegeta e produce nei periodi meno secchi e caldi dell’anno, mentre d’estate entra in riposo vegetativo a causa della carenza d’acqua e delle alte temperature.

Con l’eccezione del periodo di dormienza estiva, è fondamentale irrigare la carciofaia, specialmente quando le piogge scarseggiano; uno stress idrico può compromettere la produzione.

L’irrigazione estiva è particolarmente importante se desideri anticipare il risveglio vegetativo delle varietà autunnali di carciofo, consentendo così una produzione anche in autunno. Per irrigare i carciofi, puoi utilizzare una motopompa per attingere acqua da fossi, corsi d’acqua o serbatoi di raccolta dell’acqua piovana.

Poiché i carciofi sono sensibili al gelo, in inverno è consigliabile proteggere la carciofaia, soprattutto le radici, con tessuto non tessuto o una pacciamatura che non trattenga eccessivamente l’umidità, per evitare marciumi radicali.

La pacciamatura serve anche a tenere lontane le infestanti, e la coltivazione di carciofi deve essere mantenuta pulita tramite sarchiature periodiche tra le piante, che aiutano a decompattare il terreno e a interrare il concime, da distribuire al momento del risveglio vegetativo e durante lo sviluppo degli ortaggi.

Passiamo ora alle operazioni tipiche da svolgere sui carciofi: la scarducciatura e la dicioccatura. La scarducciatura è fondamentale per mantenere l’equilibrio produttivo delle piante; si esegue staccando con la vanga i carducci in eccesso, insieme a un tratto di radice.

I carducci, che sono i germogli che crescono alla base della pianta, devono essere ridotti a 1-3 tra i più vigorosi per rinnovare la pianta. Dopo aver rimosso i carducci in eccesso, è importante riparare le radici della pianta madre chiudendo la buca nel terreno e facendo una leggera rincalzatura.

Questa operazione va effettuata 1 o 2 volte all’anno, solitamente a febbraio-aprile e a settembre-ottobre. I carducci ottenuti possono essere trapiantati per produrre nuove piante di carciofo, oppure utilizzati in cucina.

La dicioccatura, invece, consiste nell’eliminare gli steli che hanno già prodotto capolini. Con la zappa, taglia le parti secche della pianta, recidendo anche il rizoma. Da quest’ultimo puoi prelevare gli ovoli, le gemme da cui nascono i carducci, utilizzabili per ottenere nuove piantine di carciofo. La dicioccatura va eseguita in giugno-luglio.

Mentre i carciofi vivono in stasi vegetativa d’estate, altre verdure, come i pomodori, sono in piena produzione; per questo è utile proteggerli dal caldo.

In inverno, la carciofaia non è l’unica a temere il freddo, quindi è importante sapere come proteggere gli ortaggi dell’orto invernale. Infine, se desideri approfondire il tema dell’orticoltura, puoi consultare una panoramica su come funziona il lavoro nell’orto e una guida per mantenere fertile il terreno.

 

Quando concimare il carciofo

I carciofi necessitano di un apporto elevato di concime, preferibilmente organico; pertanto, il letame maturo di pecora, cavallo o mucca è ideale. In alternativa, puoi utilizzare compost. In generale, il periodo migliore per concimare la carciofaia va da settembre a febbraio, quando la pianta riprende a vegetare. È fondamentale concimare subito prima del trapianto per fornire alle piantine (carducci) un buon apporto energetico, favorendo una crescita vigorosa.

 

Le Indicazioni sono di carattere generale da modulare in base alla fertilità del terreno, allo sviluppo vegeto-produttivo e alla potenziale resa. Per interventi specifici, comparsa di carenze e/o soluzioni applicative diverse consultare l’esperto ICL di zona o di riferimento.

 

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