Coltivare il Riso
Consigli sulla nutrizione
Il riso è una delle colture più importanti in Italia: rappresenta il 50% della produzione europea e siamo totalmente autosufficienti!
I nostri consigli per crescere al meglio il Riso (Oryza sativa)
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Lo sviluppo della risicoltura si può far risalire con certezza al 5000 a.C. nell'area della Cina meridionale, e durante il IV millennio in Indocina, nella Cina settentrionale e nella valle dell'Indo!
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Delle circa venti specie, la più diffusa Oryza sativa, di origine asiatica, nelle sottospecie indica, javanica e japonica, e Oryza glaberrima, di origine africana.
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Principali produttori, e consumatori, mondiali sono Cina e India. Il riso è il secondo cereale più coltivato al mondo, si producono circa 755 milioni di tonnellate all'anno su una superficie coltivata di 162 milioni di ettari (Faostat, 2021).
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In Italia nel 2021 sono coltivati oltre 227mila ettari a riso, coltivati per circa il 90% in 4 province del Piemonte e della Lombardia: Vercelli, Novara, Pavia e Milano.
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Il riso è seminato in primavera (tra aprile e maggio) e raccolto in tarda estate e autunno (tra fine settembre e fine ottobre).
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Per crescere in modo ottimale, necessita di temperature comprese tra i 10° e i 33°C.
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In primavera, temperature al di sotto della soglia minima tollerata possono compromettere le fasi iniziali della coltura. L'acqua soddisfa le esigenze fisiologiche della coltura, e contribuisce alla sua termoregolazione.
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La semina del riso può essere effettuata su terreno sommerso o asciutto. Prevale la semina in asciutto (70%), mentre la tecnica della sommersione mitiga gli effetti sfavorevoli delle escursioni termiche e limita la crescita delle piante infestanti
Classificazione
Famiglia | Poaceae |
Genere | Oryza |
Specie | Oryza sativa L. |
Ogni varietà può avere esigenze leggermente diverse, quindi è consigliabile consultare le informazioni specifiche relative per garantire le condizioni di crescita ottimali. Un esame a 360 gradi del sito produttivo è la base di partenza.
È fondamentale eseguire una previa analisi chimico-fisica del terreno per determinare il corretto valore di nutrienti da apportare, ed un’analisi chimico-agraria dell’acqua di irrigazione.
Caratteristiche botaniche
Il riso è una pianta appartenente alla specie Oryza sativa, una graminacea che fa parte della tribù delle Oryzeae. In Africa, si può trovare una specie separata chiamata Oryza glaberrima, ma la maggior parte del riso coltivato in tutto il mondo appartiene alla specie Oryza sativa.
Le forme coltivate di Oryza sativa possono essere suddivise in due sottospecie principali, secondo una classificazione consolidata: Oryza sativa subsp. indica e Oryza sativa subsp. japonica.
Il riso di tipo indica è noto per la sua sensibilità al fotoperiodo, essendo una pianta a giorni corti. Questo tipo di riso è adatto ai climi tropicali, cresce principalmente tra 0° e 25° di latitudine. Ha un ciclo di crescita più lungo ed è rustico, ma tende a piegarsi sotto il peso dei chicchi di riso. La granella è lunga, stretta, appiattita, resistente alla cottura e non tende ad incollarsi.
Il riso di tipo japonica è diffuso nelle regioni temperate ed è meno sensibile al fotoperiodo. Questo tipo di riso richiede meno calore rispetto al riso di tipo indica, ma ha esigenze nutrizionali più elevate. La paglia è corta e robusta, la produttività è elevata, ma la granella è corta, tozza e tende ad incollarsi durante la cottura.
Il sistema radicale del riso è composto da radici embrionali e radici avventizie. Queste ultime sono più vigorose delle prime e aiutano a sostenere la pianta.
Il culmo del riso ha internodi cavi e nodi pieni ed è simile allo sviluppo del frumento. Le foglie, di solito da 5 a 7 per culmo, sono costituite da una guaina e una lamina, che sono ruvide a causa della presenza di peli corti e duri. La ligula è lunga, e le auricole sono pelose.
L’infiorescenza è un panicolo terminale ramificato che porta spighette uniflore. Le glumelle sono molto più piccole delle glume e sono disposte in modo che racchiudano la cariosside come un astuccio.
I fiori del riso sono ermafroditi e hanno un gineceo uniovulare, uno stilo bifido e uno stigma piumoso, oltre a un androceo di sei stami.
Il frutto del riso è una cariosside sempre vestita, compressa ai lati e oblunga, con un pericarpo bianco o pigmentato. La fecondazione avviene principalmente attraverso l’autogamia.
Ci sono molte variazioni nelle caratteristiche del riso, tra cui l’altezza media, la dimensione del culmo, il portamento delle foglie, la dimensione dei panicoli, la forma e il portamento dei panicoli, le dimensioni delle spighette e delle cariossidi e la loro resa durante la lavorazione. La varietà del riso è notevole, con differenze significative nelle caratteristiche organolettiche. La taglia media delle piante è di circa 1-1,2 metri, ma questa altezza può variare a seconda delle selezioni effettuate.
Esigenze ambientali
Clima
Il riso è molto esigente in termini di temperatura e acqua. La sua peculiare caratteristica è la tolleranza alla saturazione idrica del terreno per cui, pur non essendo una pianta acquatica, è adatta a sommersione.
La temperatura ottimale per la germinazione è sui 12°C, mentre per la levata e la fioritura siamo intorno ai 23-25°C. Il riso è sensibile agli sbalzi termici, per cui le variazioni termiche giornaliere devono essere limitate. Il ciclo dalla semina alla maturazione è di 150-180 giorni.
Quanto all’acqua, il riso può essere coltivato senza irrigazione («upland rice») solo in regioni dove le precipitazioni mensili superano i 200 mm per almeno 3-4 mesi. In Italia, dove il clima è temperato e dove le precipitazioni sono spesso insufficienti, il riso è coltivato in terreno sommerso. L’acqua non solo soddisfa le elevate esigenze idriche ma svolge anche un ruolo termoregolatore. Con la sommersione, un’escursione termica giornaliera di 10-15°C viene ridotta ad appena 3-4°C.
Terreno
Dal punto di vista del terreno, il riso si adatta a diverse tipologie di suolo: sabbioso, argilloso, basico o acido, ecc. purché umido.
Nella risicoltura sommersa, la limitazione principale sta nelle caratteristiche idrologiche del suolo: che deve essere sufficientemente impermeabile in modo da mantenere la lama d’acqua di ca. 0,3 m).
Il terreno deve essere modificato in modo da agevolare l’uniforme distribuzione dell’acqua e un rapido prosciugamento per poter compiere le «asciutte» necessarie per certe operazioni colturali.
Fabbisogni nutrizionali
Azoto
L’azoto svolge un ruolo fondamentale nella coltivazione del riso, influenzando la quantità e la qualità della produzione.
Nelle prime fasi vegetative, l’azoto viene assorbito lentamente. Dall’inizio della levata fino alla spigatura, la pianta accelera il ritmo di assorbimento. L’applicazione di azoto dovrebbe essere pianificata tenendo conto di questa dinamica specifica.
Il riso preferisce assorbire la forma ammoniacale (NH4+) di azoto rispetto a quella nitrica (NO3–). Nei terreni ben drenati, la forma predominante è il nitrato, mentre in terreni con tendenza all’anaerobiosi e basse temperature prevale la forma ammoniacale. L’assimilazione dei nitrati richiede maggiori sforzi energetici poiché devono essere convertiti prima di essere utilizzati dalla pianta.
Per l’apporto di concime azotato, è importante considerare il tipo di terreno. Nei terreni con una maggiore percentuale di argilla e con elevata capacità di scambio cationico (CSC), è possibile applicare gran parte del concime azotato prima della semina. In terreni più sciolti, è consigliabile applicare una quantità maggiore di azoto in copertura, in corrispondenza dello stadio di inizio della differenziazione della pannocchia, che coincide con l’inizio della levata della pianta.
Fosforo
Il fosforo svolge una serie di funzioni insostituibili, essendo un componente chiave delle lecitine e delle nucleoproteine, che hanno un ruolo fondamentale nella qualità della cariosside (il chicco di riso).
Nel terreno, il fosforo può essere presente sia in forme organiche che inorganiche. Le forme organiche costituiscono più della metà del fosforo totale nel suolo. Con la sommersione del terreno, la disponibilità di fosforo aumenta grazie a reazioni che riducono il fosfato ferrico in una forma più solubile, il fosfato ferroso, e a processi di idrolisi dei fosfati di ferro e alluminio.
Nei terreni di risaia, si possono identificare quattro condizioni principali in cui una forma di fosforo può predominare sulle altre:
- Terreni molto acidi, in cui prevalgono i fosfati di ferro.
- Terreni a reazione neutra o subacida, in cui sono comuni i fosfati di ferro e calcio.
- Terreni a reazione neutra o alcalina, in cui dominano i fosfati di calcio.
- Terreni derivati da tufi, in cui possono prevalere i fosfati di alluminio e ferro.
La pianta di riso mostra una maggiore efficienza nell’assorbimento del fosforo quando questo avviene durante la fase vegetativa, in cui ha un maggiore fabbisogno di fosforo per lo sviluppo delle radici e l’accestimento. La pianta è in grado di ridistribuire il fosforo assorbito in queste prime fasi per quelle successive.
Potassio
Il potassio svolge un ruolo essenziale nella coltivazione del riso, anche se non è un costituente strutturale dei tessuti della pianta. Ha diverse funzioni chiave:
- Aumenta la taglia delle piante e favorisce l’accestimento, contribuendo allo sviluppo delle pannocchie di riso.
- Agisce come cofattore per oltre 60 enzimi coinvolti in vari processi metabolici.
- Interagisce con altri nutrienti, come l’azoto e il fosforo, per migliorare l’assorbimento e l’efficienza nutrizionale.
- Regola l’apertura degli stomi (i piccoli pori sulle foglie), influenzando lo scambio gassoso con l’atmosfera.
- Aumenta la resistenza delle piante alle malattie e all’allettamento (l’inclinazione delle piante a piegarsi a causa del peso dei chicchi maturi).
Nel terreno, il potassio è presente in diverse forme in equilibrio tra loro: solubile, scambiabile, non scambiabile e minerale. Questi equilibri sono influenzati da vari fattori, tra cui la natura dei colloidi del terreno, i cambiamenti di umidità, le temperature e la presenza di altri elementi come il calcio.
Le piante di riso assorbono quantità di potassio superiori rispetto a quelle di azoto e fosforo. Tuttavia, è importante notare che elevate concimazioni di potassio possono influire negativamente sull’assorbimento di magnesio (Mg) e calcio (Ca).
Tra i concimi potassici, il cloruro di potassio (KCl) e il solfato potassico (K2SO4) sono i due più utilizzati. Il cloruro di potassio è spesso preferito per motivi di costo ed è comunemente applicato poco prima della semina e in copertura, di solito all’inizio della fase di differenziazione della pannocchia, come parte dei piani di concimazione per la coltivazione del riso.
Calcio & Magnesio
Il riso ha esigenze più basse di Calcio (Ca) e Magnesio (Mg) rispetto alle altre colture, in particolare modo se dicotiledoni.
Le esigenze di questi due elementi tendono a decrescere nel corso della fase vegetativa e quindi stabilizzarsi intorno allo stadio di inizializzazione della pannocchia fino alla fine del ciclo.
Le concentrazioni di calcio nel culmo sono più alte rispetto a quelle di magnesio.
Pratiche ottimali per la sostenibilità nella coltivazione del riso
Per migliorare la sostenibilità e ridurre l’impatto ambientale della coltivazione del riso, esistono diverse pratiche efficaci da considerare. Queste pratiche mirano a preservare la qualità delle acque, promuovere la biodiversità, limitare le emissioni di gas serra e ottenere un riso a residuo zero.
Per quanto riguarda la gestione dell’acqua, è importante ritardare la circolazione dell’acqua per alcuni giorni dopo l’utilizzo di prodotti per la difesa. Questo rallenta la degradazione dei prodotti utilizzati e riduce il rischio di contaminazione delle reti idriche. Inoltre, il diserbo chimico dovrebbe essere affiancato da pratiche agronomiche come la pacciamatura verde, che aiuta a contenere le erbacce e migliora la salute del suolo. La sommersione invernale dei campi di riso può anche ridurre le erbacce e favorire la presenza di uccelli acquatici.
Nel controllo delle malattie, è cruciale adottare pratiche agronomiche appropriate, come la gestione dell’acqua e la scelta di varietà di riso resistenti alle malattie, per ridurre la necessità di trattamenti chimici.
Per mitigare le emissioni di gas serra, soprattutto metano e protossido di azoto, è possibile adottare diverse tecniche agronomiche. Ad esempio, una gestione idrica alternativa con periodi di aerazione può ridurrle significativamente. La rimozione e l’uso delle paglie di riso per produrre compost o biochar possono contribuire a preservare il carbonio nel suolo e ridurre le emissioni di gas serra.
Infine, tutte queste pratiche possono contribuire a ottenere un riso a residuo zero, con livelli minimi di residui di agrofarmaci, mantenendo alte rese produttive e limitando l’impatto ambientale.