Guida completa alla concimazione dell’uva da tavola

La concimazione dell'uva da tavola diventa semplice se si seguono determinati consigli. In questa guida troverai tutto ciò che ti serve sapere per concimare l'uva da tavola.

Maggio 9, 2025
7 min
Andrea Ghirotti | Agronomist & Business Developer

La coltivazione dell’uva da tavola

Con oltre 47.700 ettari, l’Italia rappresenta uno dei principali produttori europei di uva da tavola. La produzione si concentra in Puglia e Sicilia, regioni in cui avviene il 95% della produzione nazionale.

La vite si adatta a diversi tipi di terreno, ma non tutte le condizioni consentono un sviluppo ottimale e il pieno sfruttamento del potenziale produttivo del vigneto.

Per coltivare la vite da tavola, è fondamentale rispettare alcune condizioni e adottare interventi mirati che rendano il terreno il più idoneo possibile ad accogliere il nuovo impianto.

La prima cosa da considerare nella coltivazione delle piante di uva da tavola è la scelta della varietà.

Esistono numerose varietà di uva da tavola tra cui scegliere, ognuna con le sue caratteristiche distintive in termini di sapore, colore e periodo di maturazione.

Ecco una lista delle varietà di uva più comuni:

  • Alphonse Lavalleé: Varietà da tavola che produce acini di medie dimensioni molto carnosi.
  • Cardinal o Cardinale: Varietà più precoce rispetto alle altre che produce acini di medie dimensioni rossi/neri.
  • Fragola nera o Fragola bianca: Varietà precoce utilizzata sia per il consumo del frutto molto gustoso che per il suo portamento. Ideale per la creazione di pergolati.
  • Francesce bianca o Francese nera: Varietà molto resistente in grado di resistere maggiormente alle malattie fungine.
  • Italia: Una delle varietà più comuni che produce acini bianchi molto croccanti.
  • Argentina Apirena (Senza semi): Varietà che produce chicci rosati privi di semi duri all’interno.
  • Pizzutello bianco o Pizzutello nero: Varietà che produce chicchi di grosse dimensioni allungati.
  • Zibibbo: Varietà utilizzata sia per il consumo fresco del futto che per la produzione di vini. Acino di medie dimensioni.

 

Asportazioni colturali dell’uva da tavola

Le asportazioni colturali dell’uva da tavola variano in funzione del carico produttivo ma anche della cultivar. Per l’impostazione del piano di nutrizione è bene conoscere le caratteristiche di acqua e terreno al fine di evitare eccessi vegetativi che rendono la pianta più sensibile ai patogeni, o carenze.

Le asportazioni di potassio sono elevate ed influenzano direttamente la qualità delle bacche (pezzatura, colore, °Brix) e la tolleranza della pianta agli stress abiotici. Tuttavia, è bene mantenere un corretto rapporto tra potassio, calcio e magnesio, al fine di migliorare la consistenza delle bacche, la shelf life ed evitare decadimenti qualitativi.

Per saperne di più, scarica il piano di concimazione per la vite da uva da tavola!

 

Concimazione dell’uva da tavola: ecco come fare

Gli obiettivi della concimazione dell’uva da tavola sono:

  • Uniformità di germogliamento.
  • Distensione del rachide e uniformità di pezzatura degli acini.
  • Prevenzione fisiopatie e miglioramento della shelf life.
  • Equilibrio vegeto-produttivo della pianta.
Stadi di crescita della vite da vino

Stadi di crescita dell’uva da tavola.

 

I migliori concimi per l’uva da tavola e le fasi di crescita sono:

Per saperne di più, scarica il piano di concimazione della vite da uva da tavola!

 

Dove e come piantare la vite 

Nella progettazione di un vigneto, è essenziale considerare non solo il clima e le condizioni ambientali, ma anche le caratteristiche del terreno che ospiterà le viti di uva da tavola. Se da un lato la vite è una pianta molto adattabile, dall’altro è fondamentale garantire determinate condizioni per ottenere una crescita sana e una produzione ottimale.

La stanchezza del terreno

Un terreno che ha già ospitato un impianto arboreo, in particolare una coltivazione di vite, può presentare problemi di ordine sanitario che si trasferiscono al nuovo vigneto. Questo fenomeno è noto come “stanchezza del terreno”.

Un tempo si utilizzavano prodotti chimici per contrastare nematodi e funghi, ma oggi la pratica più comune prevede di lasciare riposare il terreno o coltivarlo con piante erbacee come l’erba medica per alcuni anni. In caso di reimpianto, è consigliato aspettare almeno 4-5 anni per terreni leggeri e sabbiosi, e 6-7 anni per terreni pesanti e argillosi.

Condizioni ideali per l’impianto di un vigneto

La vite è una coltura tipica del clima mediterraneo, con elevate esigenze climatiche, soprattutto per quanto riguarda la temperatura. Per favorire il massimo sviluppo e la qualità della produzione, è fondamentale che il terreno garantisca un buon apporto idrico, abbia una fertilità naturale adeguata e permetta il passaggio delle macchine operatrici.

Inoltre, i terreni più leggeri sono preferibili nelle zone pianeggianti, poiché drenano meglio e sono meno soggetti a danni durante i passaggi delle macchine.

I caratteri fisico-chimici e nutrizionali del terreno

I suoli ideali per la vite devono avere una tessitura, una struttura e una reazione chimica favorevoli alla crescita della pianta. Ecco alcuni aspetti da considerare:

  • Tessitura: I terreni leggeri, sabbiosi o ricchi di scheletro, che si riscaldano rapidamente in primavera, favoriscono una crescita più precoce delle radici. Tuttavia, questi terreni possono essere soggetti a siccità e a perdita di nutrienti. I terreni argillosi, invece, tendono a trattenere meglio l’umidità e i nutrienti, ma si riscaldano più lentamente.

  • Struttura: Una buona struttura del terreno, che dipende dall’aggregazione delle particelle di suolo, favorisce la circolazione di acqua e ossigeno, migliorando la crescita delle radici. È importante garantire che il terreno sia ben strutturato per ottenere buoni risultati in viticoltura.

  • Reazione (pH): Il pH del terreno deve essere compreso tra 5 e 8,5. La maggior parte dei terreni vitati italiani ha un pH leggermente alcalino, ma è possibile ottenere ottimi vini anche da terreni acidi, come quelli della Valtellina.

  • Macro e microelementi: L’analisi del terreno permette di valutare la presenza di elementi essenziali per la crescita della vite, come azoto, potassio, fosforo, calcio e microelementi come ferro, boro e zinco. Un terreno ben equilibrato nei nutrienti favorisce una crescita sana e una buona resa.

La sistemazione superficiale del terreno

La viticoltura moderna richiede l’utilizzo di trattrici e macchine operatrici per effettuare lavori tempestivi e precisi. Pertanto, è fondamentale che il terreno sia sistemato in modo da garantire un’adeguata gestione delle acque, evitando ristagni e rischi di erosione. Se possibile, scegliete appezzamenti già sistemati o che richiedano pochi interventi. Inoltre, la dimensione dell’appezzamento dovrebbe essere di almeno mezzo ettaro per facilitare le operazioni meccaniche.

Vicinanza a masse d’acqua o boschi

La presenza di corpi idrici o boschi nelle vicinanze può garantire un clima più mite, particolarmente utile per i vigneti situati in alta quota o al nord. In queste aree, si possono coltivare varietà di uva più nobili, come il Pinot, lo Chardonnay o il Merlot, per ottenere vini equilibrati e profumati. Tuttavia, è importante considerare che in prossimità di bacini d’acqua o boschi, il rischio di ristagni di umidità aumenta, favorendo gli attacchi parassitari.

In sintesi, la scelta del terreno per l’impianto di un vigneto è un processo complesso che richiede un’accurata valutazione delle caratteristiche fisiche, chimiche e ambientali del suolo. Un terreno ben preparato e gestito correttamente è fondamentale per ottenere una viticoltura di successo

Le Indicazioni sono di carattere generale da modulare in base alla fertilità del terreno, allo sviluppo vegeto-produttivo e alla potenziale resa. Per interventi specifici, comparsa di carenze e/o soluzioni applicative diverse consultare l’esperto ICL di zona o di riferimento.

 

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