Pomodoro da industria: concimare di più significa produrre di più?

Una fertilizzazione mirata e strategie agronomiche efficaci possono concretamente ottimizzare la produttività del pomodoro da industria.

Marzo 7, 2025
5 min
Andrea Ghirotti
ICL Agronomist & Business Developer

Pomodoro da industria: come aumentare la resa

Il pomodoro da industria, come molte altre colture, beneficia di condizioni pedo-climatiche specifiche ed ogni cultivar si caratterizza per una diversa adattabilità ad areali di coltivazione con andamenti climatici e terreni diversi.

Come ben noto, la produttività media nei diversi areali italiani risulta piuttosto variabile e può variare in funzione delle condizioni pedo-climatiche ma anche e soprattutto della gestione agronomica che può inficiare significativamente sulla resa finale e sui parametri qualitativi del prodotto, determinando la reddittività dell’azienda agricola.

Spesso è luogo comune pensare che ad un aumento delle unità fertilizzanti apportate possa corrispondere un incremento produttivo; tuttavia, i fattori da considerare sono molteplici e, talvolta, un eccesso di fertilizzazione può provocare squilibri vegetativi e perdite.

 

Fattori abiotici che influenzano la produzione del pomodoro

Al fine di incrementare la produttività senza maggiori apporti di fertilizzanti, è bene conoscere ad approfondire le cause che non consentono al pomodoro da industria di poter raggiungere determinati target produttivi.

1. Le maggiori perdite produttive sono causate da fattori di tipo abiotico

Anche nel caso in cui le unità fertilizzanti non siano un fattore limitante, spesso vi sono fattori ambientali che inficiano significativamente sulla resa (quali ad esempio elevate temperature, bassa umidità relativa e ridotti sbalzi termici tra giorno e notte) che possono ridurre l’allegagione e provocare l’aborto dei fiori terminali del grappolo.

Eccessi di radiazione e temperature diurne molto elevate possono, inoltre, provocare l’arresto della fotosintesi, con scarso accumulo di carboidrati nella pianta e nel frutto.

Vi sono poi fattori che agiscono sull’apparato radicale, quali ad esempio la salinità e la temperatura del suolo nei primi 20-25 cm.

Nel primo caso, un eccesso di sali nella rizosfera può provocare difficoltà nell’assorbimento dell’acqua e squilibri tra i cationi (potassio, calcio, magnesio e sodio).

Nel secondo caso, specialmente se la copertura del terreno non avviene velocemente, le temperature dei primi 20-25 cm di suolo possono aumentare drasticamente riducendo la capacità di sviluppo radicale.

2. L’integrazione tra difesa fitosanitaria e nutrizione diviene sempre più strategica

Con la riduzione delle sostanze attive disponibili per la lotta a funghi, batteri e insetti,  È fondamentale evitare eccessi di vigoria e favorire l’ispessimento dei tessuti, stimolando al contempo le autodifese della pianta mediante la creazione di strategie in cui i formulati chimici vengono impiegati in modo mirato, supportati da una strategia nutrizionale (concimi minerali, ammendanti e formulati biostimolanti) in grado di rendere la pianta meno sensibile ai patogeni.

3. Il suolo è vivo e ha una propria fertilità

Contiene microrganismi (benefici e non) ed elementi nutritivi. In taluni casi buona parte dei nutrienti è disponibile nel suolo (ioni legati alle superfici di scambio, mineralizzazione della sostanza organica ecc.) e nell’acqua di irrigazione.

In altri casi, le caratteristiche del suolo riducono fortemente la solubilità e biodisponibilità di alcuni nutrienti (ad esempio a causa del calcare attivo o della scarsa dotazione in sostanza organica umificata).

Prima di pianificare la strategia di fertilizzazione, è bene:

  • Eseguire analisi del suolo, se possibile analizzando aree omogenee sulla base di una mappatura, al fine di individuare, in modo georeferenziato, potenzialità e criticità del terreno su cui si andrà a coltivare.
  • Eseguire analisi dell’acqua. Molto spesso la sola acidificazione consente di abbattere parte dei bicarbonati, abbassare il pH e liberare ioni calcio e magnesio in forme disponibili per la coltura. Talvolta, a seconda della fonte, nell’acqua possono essere presenti anche altri nutrienti quali nitrati, solfati ecc., da conteggiare nel piano di concimazione.

4. La gestione del suolo rappresenta uno dei fattori di maggior influenza sulle performance produttive

Il pomodoro da industria risente fortemente dei ristagni idrici e del compattamento. Operazioni quali il livellamento, la ripuntatura e le lavorazioni di affinamento devono essere eseguite in modo mirato, evitando in ogni modo interventi con terreno non in tempera.

Spesso accade, inoltre, che le lavorazioni di affinamento vengano eseguite con macchine operatrici molto invasive, quali erpici rotanti o frese, strumenti che rendono ottimale il letto di trapianto ma destrutturano il suolo inficiando sulle proprietà idrauliche ed aumentando la formazione di crepe ed il compattamento in caso di piogge battenti.

 

Ottimizzare la concimazione del pomodoro da industria

Come leader globali nell’estrazione e commercializzazione di fertilizzanti minerali, grazie al lavoro della nostra Ricerca & Sviluppo, mettiamo a disposizione dell’imprenditore agricolo soluzioni e servizi mirati per ogni specifica esigenza.

Per quanto riguarda la gestione del suolo e la sua fertilità, ICL mette in campo BEOZ Adamite, un innovativo biostimolante a base di estratti d’alga, aminoacidi vegetali e specifici metaboliti.

Il prodotto, da applicare per via fogliare alla dose di 2-2,5 L/ha per un totale di almeno 3 interventi partendo dalla fioritura del 2° palco, si caratterizza per un forte effetto citochinino-simile ed una spiccata attività antiossidante.

Tutto ciò si traduce in:

  • Stimolo della moltiplicazione cellulare in fase di ingrossamento frutti.
  • Incremento della fotosintesi e accumulo di carboidrati
  • Maggiore “stay green” della pianta, anche in caso di elevate temperature.
  • Incremento dell’allegagione.

L’applicazione di BEOZ Adamite si integra perfettamente con le strategie di difesa fitosanitaria e, aiutando le attività fisiologiche della pianta, ne favorisce un rapido sviluppo anticipando la copertura del suolo.

Invece, note le caratteristiche di acqua e terreno, molto spesso è sufficiente pianificare una corretta acidificazione dell’acqua irrigua al fine di liberare nutrienti e rendere maggiormente disponibili quelli già presenti nel suolo.

Consigliamo quindi l’impiego di Nova PeKacid in fertirrigazione. Sulla base della durezza dell’acqua impiegata e sapendo che 0,24 g/L di Nova PeKacid sono in grado di abbattere 1 meq/L (61 mg/L) di biacarbonati, è possibile calcolare la dose ottimale di impiego.

Nova PeKacid si può trovare anche in tutti i prodotti idrosolubili NPK della linea NovAcid.

Infine, è fondamentale eseguire lavorazioni poco invasive e con terreno in tempera. Tuttavia, le caratteristiche fisiche (elevato contenuto in sabbia, terreni torbosi ecc.) possono ridurre la diffusione dell’acqua nel terreno e portare ad un movimento verticale dell’acqua, con cipolle di bagnatura poco espanse, in caso di irrigazione a manichetta, .

Al fine di migliorare la diffusione di acqua e nutrienti e di incrementare la ritenzione idrica del suolo, si consiglia l’impiego di H2Flo, innovativa miscela di tensioattivi non ionici.

Grazie all’elevata concentrazione, il prodotto è impiegabile a bassi dosaggi (2-5 L/ha) per un totale di 2-3 interventi a seconda della lunghezza del ciclo colturale.

 

Conclusioni: strategie di fertilizzazione per il pomodoro da industria

La gestione agronomica, la fertilizzazione bilanciata e l’uso di tecniche innovative sono la chiave per incrementare la resa del pomodoro da industria senza dover aumentare i fertilizzanti.

Le soluzioni ICL come BEOZ Adamite e Nova PeKacid offrono un supporto concreto per ottenere piante più sane e produttive, ottimizzando l’uso delle risorse naturali e migliorando la redditività agricola.