Crescere il Pistacchio
Consigli sulla nutrizione

A supporto della filiera italiana dei fruttiferi da frutto a guscio, è stata studiata una specifica gestione nutrizionale.

I nostri consigli per crescere al meglio il pistacchio (Pistacia vera L.)

  • La coltura del pistacchio è antichissima. Se ne fa riferimento anche nella Bibbia, dove si narra che Giacobbe inviò diversi frutti in omaggio al Faraone, fra i quali anche dei pistacchi.

  • Sono stati coltivati per la prima volta in Persia (l'attuale Iran) dal 7000 a.C. e si sono diffusi in tutto il Medio Oriente. I Persiani, Babilonesi, Greci, Romani e Arabi hanno contribuito alla sua diffusione in Europa. Durante il Rinascimento, la nobiltà europea considerava i pistacchi una prelibatezza.

  • I terreni indicati per il pistacchio sono i grandi spazi aperti, che permettono la libera circolazione del vento, esposti a sud. La scelta dell'ambiente caldo-arido evita lo sviluppo di patogeni fungini, come la septoriosi.

  • È una pianta rustica capace di adattarsi a diversi tipi di suoli. Fa fatica a fruttificare in terreni pesanti e poco permeabili e in terreni sabbiosi perché non trattengono abbastanza elementi nutritivi.

  • È una pianta resistente alla siccità. Per l'irrigazione, si consigliano dai 1.000 ai 1.500 metri cubi d’acqua per ettaro.

  • La disponibilità d’acqua ed eventuali interventi irrigui svolgono un ruolo fondamentale: con terreno asciutto si producono frutti più piccoli, ma di migliore qualità organolettica rispetto al medesimo impianto con buona disponibilità d’acqua.

  • Sebbene sia una coltura di nicchia, con le giuste scelte agronomiche, il pistacchio può rivelarsi molto remunerativo per il produttore.

  • Durante la fase produttiva si attuano interventi annuali o poliennali per eliminare i rami deperiti, secchi, malati. In alcuni casi vengono attuati anche interventi di potatura verde, quali la scacchiatura e la spollonatura (nel Terebinto).

  • Il portinnesto influenza sensibilmente la produttività e il vigore della pianta.

  • Predilige areali con estati calde e secche e inverni che permettano di soddisfare il fabbisogno in freddo, fondamentale per bloccare la dormienza invernale delle gemme e permetterne l’apertura in primavera.

  • La scelta dell'ambiente vocato caldo-arido inoltre consente al produttore di evitare lo sviluppo di patogeni fungini, come la septoriosi, che risulta invece più pressante negli ambienti caldo-umidi.

 

Classificazione

Famiglia Anacardiaceae
Genere Pistacia
Specie Pistacia vera L.

 

Ogni varietà può avere esigenze leggermente diverse, quindi è consigliabile consultare le informazioni specifiche relative per garantire le condizioni di crescita ottimali. Un esame a 360 gradi del sito produttivo è la base di partenza.

È fondamentale eseguire una previa analisi chimico-fisica del terreno per determinare il corretto valore di nutrienti da apportare, ed un’analisi chimico-agraria dell’acqua di irrigazione.

 

Caratteristiche botaniche

Con un’altezza media compresa tra i 4 e i 5 metri, questa pianta può raggiungere altezze superiori, superando anche gli 8-10 metri. La corteccia presenta una tonalità grigio cenere, mentre la chioma è ampia, caratterizzata da rami penduli. Il legno, robusto e pesante, mostra un colore giallo intenso nelle piante giovani, che evolve in un tono rosso bruno nelle piante adulte. Le foglie sono composte, caduche, e inizialmente tomentose nelle piante giovani, ma diventano glabre e coriacee con il tempo.

La fioritura si verifica tra aprile e maggio, con fiori apetali portati da infiorescenze ascellari a pannocchia. I fiori femminili assomigliano a minuscoli frutti con uno stimma trifido, carenato, allargato e papilloso, mentre quelli maschili presentano brattee e grandi antere. Il frutto è una drupa monosperma, peduncolata, ovale, con mallo sottile. Il seme, contenuto in due valve giallo crema o biancastro, è unico, allungato e di colore verde chiaro, ricco di olio, proteine, sostanze estrattive inazotate e vitamine.

Questa pianta è dioica, e l’impollinazione avviene sia attraverso le piante maschili di Pistacia vera che attraverso le piante spontanee di Pistacia terebinthus e gli ibridi naturali tra P. vera e P. terebinthus.

 

Tecnica colturale

Sebbene il pistacchieto sia una coltura robusta, la sua gestione attraverso pratiche colturali razionali, che includono un piano di irrigazione e concimazione, può portare vantaggi significativi in termini di resa produttiva sia per ettaro che per la quantità di seme raccolto.

Molto resistente alla siccità, in Sicilia viene coltivato a un’altitudine variabile dai 300 ai 750 m Si adatta ai terreni rocciosi e calcarei e anche alle lave vulcaniche; predilige le esposizioni a sud. Buona resistenza al freddo, teme le gelate primaverili.

Le lavorazioni del terreno dovrebbero essere principalmente superficiali per prevenire la formazione di una crosta superficiale e evitare l’asfissia radicale, considerando che le radici non si sviluppano in profondità. Inoltre, sarebbe opportuno evitare l’inerbimento sotto l’impianto nelle aree con scarsità d’acqua.

In Italia, la potatura per questa specie è ancora prevalentemente manuale, rappresentando uno dei costi principali per le aziende. Al contrario, in altri paesi produttori come gli Stati Uniti, sono in corso varie prove per meccanizzare completamente questa operazione.In Spagna, gli impianti moderni si avvalgono di potatura meccanizzata.

Infine, per la raccolta, i produttori possono avvalersi di macchine raccoglitrici scuoti-tronco.

 

Il ruolo dei nutrienti

Azoto

L’azoto è un costituente importante per le proteine come per altri numerosi composti, ed è il principale fattore di accrescimento per le piante come anche per il pistacchio.

Sono da evitare gli eccessi di azoto, che portano ad un peggioramento della qualità dei frutti.

La carenza si manifesta con uno scarso rinnovo vegetativo, con una minore produzione di frutti ed una loro minore qualità.

Per la concimazione, si consiglia di applicare in media 80-100 kg/ha di azoto, a seconda della fertilità del suolo e dell’obiettivo di produzione da raggiungere.

Fosforo

Il fosforo fa parte di numerosi composti organici responsabili della sintesi delle proteine e del trasporto energetico cellulare.  Il fosforo favorisce la fioritura, l’allegagione e la lignificazione.

In terreni mediamente dotati di sostanza organica non è necessario prestare particolari attenzioni a questo elemento.

Per la concimazione, Pistacia richiede di norma l’applicazione di 30-80 kg/ha di P.

Potassio

Il potassio è un elemento importante per lo sviluppo delle piante. Esso interviene nella sintesi delle proteine e nel trasporto di elementi di riserva dalle foglie ai frutti e agli organi legnosi.

La maturazione del frutto è la fase critica in cui è necessario apportare la giusta quantità di potassio.

Una carenza di potassio si verifica con effetti negativi sulla capacità di fruttificazione della pianta e sulle caratteristiche qualitative dei frutti.

Per la concimazione, essendo la Pistacia una coltura molto esigente in potassio, si consiglia l’applicazione di 70-130 kg/ha di potassio.

Calcio

Il calcio è responsabile dei processi di divisione e distensione cellulare, oltre ad occuparsi del rafforzamento delle pareti cellulari stesse. Inoltre, contribuisce a migliorare in modo indiretto la resistenza alle malattie abiotiche.

Nel caso del pistacchio, il calcio viene assunto in grandi quantità dalla pianta per la formazione dei frutti.

Per la concimazione, Pistacia richiede di norma l’applicazione di 40-70 kg/ha di Ca.

Magnesio

Il magnesio è uno dei componenti della clorofilla. La carenza di magnesio, comporta riflessi negativi soprattutto sulla efficienza dell’apparato fogliare, in quanto si evidenzia con clorosi più o meno accentuate.

Si consiglia l’applicazione di 15-20 kg/ha di Mg.

Q&A

Ecco alcune domande frequenti che abbiamo ricevuto dagli agricoltori!

  • Pistacia terebinthus ha come aspetto positivo la rusticità; quindi, adatto per impianti in terreno marginali. Di contro però è poco vigoroso e suscettibile al genere Verticillium, motivo per cui non può essere coltivato in suoli argillosi con bassa permeabilità.

    Ucb1 (P. atlantica x P. integerrima) invece è un portinnesto molto vigoroso, mediamente resistente al freddo, resistente all’Armillaria e al Verticillium. Queste caratteristiche potrebbero renderlo idoneo ad essere coltivato anche in areali meno vocati ma devono essere fatte delle prove per testarne le effettive potenzialità.

  • La coltivazione del pistacchio verde di Bronte segue delle regole molto precise. Come detto in precedenza, l’unicità di questo frutto sta tutto nel territorio in cui viene coltivato, cioè alle pendici dell’Etna. Qui, gli alberi crescono in maniera molto naturale, anche se con una certa lentezza.

    La pianta si contraddistingue per una chioma folta con grossi grappoli di frutto, alta non oltre i 5 metri. Ha radici profonde, un tronco breve e una corteccia grigiastra. Dopo l’innesto della piantagione, la fase di piena produzione avviene in modo intenso solo dopo i 10 anni. Una pianta di questo tipo, nel pieno della sua vita però, può arrivare a produrre anche 20-30 chili di frutti in guscio.

    La coltivazione prevede una fase di potatura attuata da novembre a marzo, volta ad eliminare eventuali rami secchi e a favorire arieggiamento e l’illuminazione della piantagione.

    Negli anni pari, vi è poi il cosiddetto processo di degemmazione: le gemme in fiore vengono eliminate manualmente in modo tale da favorire la “carica” (cioè la raccolta) nell’anno successivo. A seguire,il pistacchio arriva nella sua fase di maturazione intorno ad agosto/settembre, negli anni dispari. Il colore del mallo diventa bianco ed è quello il segnale che il frutto può finalmente essere raccolto.

    Il processo di raccolta avviene in questo modo: l’addetto scuote ogni ramo dell’albero per far cadere i grappoli di frutti. Questi vengono poi radunati in un contenitore portato a spalla.

    Dopo questa fase, il frutto viene meccanicamente “sgrollato” (cioè si elimina il mallo) e lo si lascia asciugare al sole per qualche giorno per toglierne l’umidità. I pistacchi vengono successivamente riposti in sacchi di juta per poi procedere alla fase di stoccaggio e commercializzazione.

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